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lun

01

dic

2014

Recensione MACHINE HEAD Bloodstone & Diamonds

MACHINE HEAD

Bloodstone & Diamonds

Nuclear Blast

Data pubblicazione: 7 Novembre 2014



Inarrestabili ed imperiosi. Rimane poco altro da dire di fronte al nuovo lavoro dei monolitici Machine Head: ‘Bloodstone & Diamonds’ prosegue, sviluppando, accrescendo e migliorando, il discorso intrapreso fin da ‘The Blackening’, unendo la pesantezza del power/thrash della band di Oakland, al retaggio thrash classico Bay Area e di classic-metal a stelle e strisce, frutto del rinnovato sodalizio della coppia d’oro dei Vio-Lence, Flynn/Demmel.


‘Now We Die’ è un’opener che ci assale con la sua violenta magniloquenza, dove i riff granitici e veloci delle due asce californiane si dipanano in strutture sempre complesse e dal taglio incredibilmente cupo ed epico, come appare anche in ‘Ghosts Will Haunt my Bones’, ma che fanno l’ulteriore passo avanti di asciugare quelle dilatazione di songwriting presenti in ‘Unto The Locust’ e ‘The Blackening’, per dare una maggiore intensità emotiva a brani aggressivi, imperiosi e spettacolari i quali, però, trasmettono un senso di speranza negli occhi di chi osserva una desolazione, come dopo una battaglia finita tragicamente. Attenzione, non fatevi ingannare! Con questo non stiamo dicendo che ‘Bloodstone…’ sia un album atmosferico: al contrario.


La batteria di McClain sforna ritmi a volte tiratissimi, altri cadenzati e dalla pesantezza inimmaginabile, come la splendida ‘Night of Long Knives’, solo punta molto sulla fluidità e sui giochi di piatti per rendere il tutto più agile ed asciutto e permettere di inserire maggior atmosfera e riflessione in brani come ‘In Comes the Flood’ o la annichilente ‘Beneath the Slit’. In questo, si rileva la performance puntuale e dedita alla funzionalità della new entry Jared McEachern al basso. Quello che non si è ridotto, asciugato o semplicemente ‘accontentato’ è lo splendido lavoro solista di Demmel unito a quello di Flynn: qui l’assolo viene elevato, ancora di più a protagonista e narratore di questa tempesta di epitaffi che danzano sulle pietre tombali della American Way of Life 2.0: l’incipit di ‘Eyes of the Dead’ è esplicativo in questo senso, mostrando come la cupezza possa essere epica ed esaltante, anche con un manto di forza bruta, un cowboy che maneggia una spada, una sorta di Roland De Gilead (se amate Stephen King, non mi permetto di dire altro) del metal, che unisce ciò se può apparire incompatibile.


Una colonna sonora del genere, però, richiede un narratore adeguato ed in questo Rob Flynn fa uno splendido lavoro con le sue harsh vocal tipiche ma ben incastrato in queste strutture ibride dalle varie nature metal. A queste, si aggiungano, anche parti in pulito, melodiche e cori che, è vero, richiamano alla mente qualcosa che è diventato marchio di fabbrica dell’odierno ‘metalcore’ (definizione che detesto, perché errata), ma la corrispondenza è puramente legata a certi giri melodici che qui, in realtà, hanno tutta altra funzione e non quella di rendere più digeribile il pezzo alle orecchie dei non amanti del metal estremo.


Per rendersene conto, ascoltatevi la conclusiva, magniloquente e nevrotica ‘Take me Through the Fire’, un vero caleidoscopio di sfumature di metal estremo per una gamma altrettanto eterogenea di sentimenti, mentre si osservano le ceneri del vecchio mondo, pronte a partorire il nuovo. Un disco rivelatore da una band che sa cosa significa rinascere dalle proprie ceneri. Da avere!!



Andrea Evolti



Tracking list:

01. Now We Die

02. Killers & Kings

03. Ghosts Will Haunt My Bones

04. Night of Long Knives

05. Sail into the Black

06. Eyes of the Dead

07. Beneath the Silt

08. In Comes the Flood

09. Damage Inside

10. Game Over

11. Imaginal Cells (Strumentale)

12.Take Me Through the Fire


Line-up:

Robb Flynn - Vocals, Guitars

Jared MacEachern - Bass

Phil Demmel - Guitars

Dave McClain - Drums