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mer

11

feb

2015

Live Report ELUVEITIE + Skálmöld  @ Legend Club, Milano - 9 Febbraio 2015

Report a cura di Andrea Evolti


Foto di Alice Lane

Dalle terre elvetiche calano, su quella che fu un tempo Insubria, i cantori e guerrieri celti della corrente più progressive del folk metal europeo-continentale (quella che nasce dall’ambito extreme-metal). Signori e signore, preparatevi a danzare attorno ai fuochi, per festeggiare le gesta di eroi, druidi e bardi: gli Eluveitie sono tra noi, al Legend Club di Milano.

 

Il temibile traffico della fu Mediolanum, purtroppo, riesce a farci perdere l’esibizione dei pisani Wind Rose. Fortunatamente, però, arriviamo in tempo per veder salire sul palco del club milanese gli islandesi Skálmöld, pronti ad esaltare un nutritissimo pubblico che affolla il piccolo (ma dall’ottima acustica) locale. Formazione a 6 elementi, con tre chitarre ed il tastierista Gunnar Ben a tessere le trame più melodiche del folk-viking del combo nordico, gli Skálmöld si dimostrano carichi di energia e con una proposta musicale che, pur rimanendo nei canoni del folk scandinavo fortemente influenzato da viking ed un po’ di death dei fiordi, mostra una freschezza compositiva che ha grande presa sui presenti. Merito anche della chitarra solista di Thráinn Árni Baldvinsson, dal suono crunchy (forse un po’ troppo), ma dal senso solistico epico, in perfetta linea con le track tratte dall’ultima fatica ‘Meth Vaettum’ o dal primo ‘Bladur’, il tutto segnato dalla voce harsh di Björgvin Sigurðsson e dai cori evocativi ed epici che condiscono questa performance che ci parla di una terra lontana e di gesta antiche. Robusti e magici.

 

 

Dall’epica germanica a quella celtica, gallica, per la precisione. Magia, incanto, forza: sono gli svizzeri Eluveitie, qui a narrare e celebrare le leggende e gli spiriti della natura della loro terra. Tra i maggiori esponenti del folk metal attuale, l’eight-piece svizzero annovera molti strumenti della tradizione celtica e del folk, come il violino di Nicole Ansperger, l’hurdy gurdy della voce femminile Anna Murphy, la cornamusa elvetica ed i flauti corti del live-session Matteo Sisti (che farà da interprete con il pubblico, essendo l’unico italofono della band) e la quantità smodata di flauti, buzuki ed altri strumenti del lead singer Glanzmann. Con suoni di chitarra un po’ secchi e sacrificati, forse per dar maggior risalto a quelli a fiato ed acustici, gli Eluveitie non perdono tempo e cui trasportano in una dimensione onirica ed epica, di un passato molto vicino a noi, ma altrettanto sconosciuto: ‘Nil’ e ‘Thousandfold’ aprono realmente le danze, con un pubblico che riesce a passare dal mosh-pit alle danze celtiche con estrema facilità ed entusiasmo, mentre l’incrociarsi degli strumenti tradizionali, con le chitarre di Henzi e Salzmann, così come la parte folk-progressive che si fondono alle fulminee accelerazioni di stampo thrash-metal. La voce gutturale di Glanzmann, che canta le parti più aggressive e cupe di ‘Kingdom come Undone’ lascia spazio alla soavità di Anna Murphy, quando presenta la versione italiana di ‘The Call of the Mountains/La Voce dei Monti’, un dei momenti più alti di un concerto intenso per energia, emozioni ed atmosfera, quando per perizia tecnica ed aggressività metal.

 

Arriviamo ai capitoli finali della saga elvetica narrataci dal combo svizzero, in questa serata e, proprio per questo gran finale, dalle pergamene di ‘Everything remains as it never was’ (saccheggiatissimo, questa sera) esce la magniloquente ‘Quoth the Raven’, per poi chiudere i rituali ancestrali con ‘Inis Mona’, dal classico ‘Slania’.

 

Un gruppo che fonde successo, presa melodica, forza metal e ricercatezza progressive, in grado di portare tutto questo sul palco: a chi non li conosca ancora dal vivo (il sottoscritto era il primo di questi!), l’unico consiglio è quello di farsi rapire da questa carovana di guerrieri dei suoni mistici, per vivere un’esperienza unica.