CONDIVIDI

ven

08

mag

2015

Intervista a JC CINEL "Mi piace pensare alla musica come ad una finestra virtuale che ti permette di accedere a molteplici scenari emotivi"

Quando si ha la possibilità di intervistare artisti capaci ed intelligenti come JC Cinel è sempre una grandissima soddisfazione. Tra progetti futuri (incluso il suo imminente tour europeo) e reminiscenze del passato, JC si è rivelato un incredibile interlocutore, serio e competente. Ma lasciamo la parola a lui, Signore e Signori JC Cinel!


Intervista a cura di Fabrizio Tasso

RRM: Ciao JC grazie per il tempo che ci dedichi, è un piacere scambiare quattro chiacchere con te. Partiamo dal tuo ultimo lavoro “The Light Of The New Sun”. È passato diverso tempo dalla sua uscita, come hai impiegato il tuo tempo in questo periodo?

JC: Si è vero, sono stati anni intensi. Ho suonato live tantissimo, ho organizzato 4 tours europei, ho suonato in tantissimi festival in Italia e all’estero, ho collaborato con altri artisti per progetti musicali ed ho anche avuto modo di continuare a scrivere il materiale per il prossimo album che uscirà all’inizio del prossimo anno.


RRM: Tra l’altro ci sono state ottime recensioni, soprattutto all’estero.

JC: “The light of a new sun” è andato veramente bene. Le recensioni entusiastiche sono state tantissime, sia all’estero che in Italia. Sono molto soddisfatto di questo disco sia come song-writing che come sound ed arrangiamenti (entrambi curati in modo capillare da me personalmente). Il risultato di questa cura quasi maniacale mi ha infatti dato ragione, visti anche i frequenti passaggi su radio nazionali, webradio e internazionali. Come dimenticare l’attenzione riservata a “The Light Of The New Sun” da Classic 21, radio nazionale belga che ha passato per mesi brani tratti appunto dal disco sopra menzionato.


RRM: Stai per imbarcarti in un altro tour europeo. Che sensazioni provi suonando dal vivo e quali paesi toccherai?

JC: È sempre un piacere tornare in Belgio, Francia e Olanda, paesi che da anni mi accolgono immancabilmente con grande interesse e curiosità, seguendomi in tutte le mie avventure e progetti musicali. Ho incontrato un sacco di persone on the road, alcune sono poi diventate amici stretti con cui ho condiviso e tuttora condivido momenti bellissimi. La musica è evidentemente sentita e vissuta in modo più intenso e viscerale in questi stati, dove l’avvicendarsi di mode e trends televisivi non ha intorpidito e anestetizzato la sana curiosità, ricerca e cultura musicale, soprattutto nelle generazioni più contemporanee.


RRM: Come spieghi il fatto che, molto spesso, non si è profeti in patria e i musicisti validi come te sono costretti ad andare all’estero?

JC: Ma guarda io suono e ho suonato tantissimo anche in Italia. Sicuramente, come accennavo prima, all’estero è rimasta una certa voglia di perseguire e di apprezzare un modo di fare musica che non è ossessionato da etichette e format precostituiti e stili che devono per forza strizzare l’occhio ad una vacua pseudo modernità. Non c’è assolutamente un distacco generazionale che impedisce a chi suona, come nel mio caso, ”classic rock” o “southern rock” (tanto per dare una definizione empirica), di non avere ascoltatori di giovane età. Ho incontrato gente che si è fatta più di 400 km per venirmi a sentire ed acquistare a fine concerto dischi e merchandising, farsi autografare magliette, fare festa, foto insieme a noi per condividere un momento di musica, di positività, di entusiasmo, di scambio e comunicazione. Chi suona spesso all’estero sa esattamente di cosa sto parlando.


RRM: In ogni caso la scena italiana brulica di un underground pieno di ottime realtà, che consiglio Ti senti di dare a questi musicisti?

JC: È assolutamente vero! In Italia c’è un underground molto vivo e interessante di gruppi giovani con idee e forte identità artistica, che spesso si auto confina o è confinato ad esibirsi in contesti non adatti ad esaltarne il valore. Se non si sceglie di appartenere al carrozzone decadente del varietà da intrattenimento, il mio consiglio è di andare avanti per la propria strada e spesso e volentieri, se si ha possibilità, di provare ad andare all’estero a fare esperienze ,anche solo per carpire e riconciliarsi con una mentalità più sana, collaborativa e propositiva, che secondo il mio punto di vista da noi sta un po’ scomparendo e per non incappare in atteggiamenti e valutazioni decisamente provinciali, che spesso denotano che non si è mai usciti dalle quattro mura del proprio microcosmo.


RRM: Comunque ogni tanto il miracolo succede, vedi Michele Luppi con gli Whitesnake, Fabio Lione con gli Angra e (qualche tempo fa) Alex De Rosso con i Dokken. Cosa ne pensi?

JC: Penso che tu abbia ragione e sono molto contento per i nomi che hai appena citato, perché ritengo siano grandi artisti e che dopo tanta gavetta meritino di essere giunti al grande circuito.

RRM: In ogni caso anche tu hai una carriera di tutto rispetto, se non sbaglio è dalla metà degli anni 80 che sei nel mondo della musica. Quali sono i progetti più significativi che ti piace ricordare?

JC: Sì, sono tanti anni che sono nel mondo della musica e sono molto soddisfatto di quello che ho raggiunto. Ho fatto 7 dischi in 10 anni, tre come artista solista e 4 come lead singer, autore ed arrangiatore di altre bands (Wicked Minds , Jimi Barbiani band). Ho suonato in Francia, Spagna, Creta, Belgio, Austria, Olanda, Germania. Come dimenticare la mia esperienza americana, che mi ha permesso di esibirmi per esempio a Nashville in locali storici quali il Bluebird Cafè, Tootsies. Locali che hanno visto crescere artisti del calibro di Garth Brooks, Johnny Cash, Willie Nelson e tanti altri. Ho avuto la possibilità di collaborare e frequentare artisti del calibro di Johnny Neel (ex Allman Brothers e Gov’t Mule), che ha in seguito prestato la sua bravura e il suo hammond e pianoforte in 4 brani del mio ultimo disco ”The light of a new sun”. Mi sono esibito per ben due volte al mitico Burg Herzberg Festival in Germania; grandissimo hippy Happening che mi ha permesso, davanti a 10.000 persone, di condividere il palco con leggende del rock mondiale come U.F.O, Wishbone Ash, Uli Jon Roth (Scorpions), Adrian Belew. Altri festival a cui ho partecipato sono il Nistoc Festival, dove ho diviso il palco con Andrea Braido project, il Subiaco Festival con Leon Hendrix e Willie Nile, Osoppo Festival con Creedence Clearwater Revival e Ten Years After, Ameno Blues con Buddy Widdingtone (chitarrista di John Mayall), Fiamene Festival che ha visto salire sul proprio palco nomi del calibro di Devon Allman , Eric Sardinas, Anna Popovic, Davide van De Sfroos, Rudy Rotta , Omar Pedrini. L’anno scorso al Brudstock Festival, davanti a 6 mila persone, ho condiviso il palco con Leo Lyons, storico bassista del Ten Years After, eroi di Woodstock, Ian Paice batterista dei Deep Purple. Spirit of 66 a Verviers in Belgio, è un locale storico in cui mi sono esibito per due volte. Questa grande “venue” ospita da anni nomi altisonanti come UFO, Camel, Walter Trout, Uriah Heep, Robben Ford. Quest’anno in Belgio suoneremo all’Elpéé, prestigioso locale che ha ospitato in questi mesi Jeff Scot Soto e Terry Ilous (Great White e XYZ) e Mike Tramp (White Lion). Ci tengo a precisare che tutte queste mie partecipazioni mi hanno visto in programma con miei pezzi originali del mio progetto J.C.Cinel o con brani sempre originali scritti insieme a membri delle altre bands in cui ho militato.

 

RRM: L’amore per il rock, il blues e più in generale con le atmosfere west coast è un tuo marchio di fabbrica.

JC: Ho cercato sempre di miscelare più stili nel mio percorso artistico, cercando di assimilare e personalizzare quelle che sono state le influenze più significative e sostanziali nel mio modo di sentire e fare musica. I generi che hai citato hanno sicuramente rappresentato un forte punto di partenza nella mia evoluzione musicale, che mi ha permesso di crescere ed affinare sempre più una mia identità. La ricerca di uno stile autonomo, che ovviamente non può non attingere dalle fonti musicali di ispirazione suggerita dai gruppi e sound che abbiamo più amato nella nostra crescita, è di gran lunga il lavoro più arduo ma decisamente più appagante per chi sente l’esigenza di arrivare a formare ed ottimizzare una propria dimensione artistica.


RRM: Cosa ti ha spinto prima ad apprezzare e in seguito a comporre questi generi musicali?

JC: La tua domanda è formulata veramente in modo corretto. Prima di tutto si è ascoltatori e fruitori di tanta musica. Sembra una cosa banale, ma ti assicuro che ho conosciuto un sacco di “musicisti” dalla cultura musicale a dir poco imbarazzante. Le mie corde musicali interne sono toccate appunto dai generi sopracitati, in quanto esprimono appieno il mio amore per la melodia, per l’attento e articolato song-writing e per un’esigenza di immediatezza e cantabilità, dove il concetto di viaggio, non per forza fisico, fa spesso capolino. Mi piace pensare alla musica come ad una finestra virtuale che ti permette di accedere a molteplici scenari emotivi, ecco perché ho sempre prediletto un approccio più d’insieme e di sound che di tecnica ossessiva, dove il testo non è solo vocalità sonora ma parte integrante della canzone. Potrei citarti un sacco di gruppi che ho amato e che amo tuttora, ma sarebbe davvero una lista troppo lunga.


RRM: Siamo alla fine. Progetti futuri dopo il tour europeo? Darai un seguito a “The Light Of The New Sun”?

JC: Sì, sicuramente. Sto lavorando alla stesura definitiva dei brani che ormai sono quasi tutti completati e arrangiati, poi di nuovo in studio a dare forma alla nuova avventura.


RRM: Facciamo un giochino prima di concludere, se avessi la possibilità di chiamare chiunque per formare una band chi sceglieresti?

JC: Eh questa sì che è una domanda! Dovrei di certo aumentare di numero, e di tanto, nella line –up. Ma visto che è un gioco… giochiamo… vediamo… Ian Paice alla batteria, Neil Murray al basso, Neal Schon alla chitarra, Gary Moore all’altra chitarra, David Crosby, Timothy B.Schmidt, Gerry Beckley alle chitarre acustiche e cori, Johhny Van Zant, Steve Perry, e Paul Rodgers ai soli cori, Greg Rolie all’Hammond,e Mr. David Coverdale e Lou Gramm vicino a me al microfono…molto vicini…ah ah come vedi una band troppo numerosa.


RRM: Ahahahah un progetto niente male!! Ti ringraziamo per la tua disponibilità JC, vuoi lasciare un ultimo messaggio ai lettori di Rock Rebel Magazine

JC: Ti ringrazio Fabrizio di avermi di nuovo ospitato su RockRebel Magazine, che come spesso ho detto è una webzine molto competente e attenta anche a stili diversi da quelli solitamente proposti. Invito i lettori a seguirmi su www.jccynel.com e a consultare le mie pagine facebook .

www.facebook.com/pages/JC-CINEL  - www.facebook.com/jc.cinel per aggiornamenti sulle date e tour see ya on the road!