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THE ARK

 

il tour di addio”

 

Live Club di Trezzo sull’Adda

 

12 maggio 2011

 

 

a cura di Margherita Simonetti

 

 

ARKEOLOGY, questo è il nome del tour d’addio degli svedesi THE ARK e “from cold Sweden to warm Italy” è il motto di una serata all’insegna della dolcezza e del vogliamoci bene ma sappiate che non sarà un arrivederci, e aggiungiamo anche di uno stile “baracca” che è il valore aggiunto, il generatore del forte feeling creatosi con il pubblico. Poca gente al Live Music Club, su per giù 300 persone presenti per l’unica data italiana, trattandosi di un addio si pensava sinceramente a qualcosa di più, però come si dice: pochi ma buoni. Che i sostenitori siano fan storici è una percezione immediata data dal calore trasmesso dall’abbraccio virtuale. La band esce con dieci minuti d’anticipo sull’orario stabilito, ed è “delirio”. La partenza è di quelle a mille, i costumi di scena dei favolosi sei fanno molto anni Ottanta, Ola Salo, leader indiscusso, parla parecchio e spende solo belle parole per noi italiani, per il nostro paese (che evidentemente non conosce bene) e sul calore che sta ricevendo dagli ammiratori. ARKEOLOGY – THE COMPLETE SINGLES COLLECTION è anche il nome dell’ ultimo lavoro, qui degnamente proposto.

 La glam rock band dalle sonorità Eighty, ha un look curato e attillato di colore beige, Ola Salo in giacchetta a spalline a balze conferma quello che abbiamo scritto sopra: ama osare. Le songs più note scorrono via una dopo l’altra, “Clamour for Glamour”, “Echo Chamber”, “Hallelujah”, quindi la sorprendente “Superstar” chiusa da assolo di chitarra, formano la prima parte dello show. Cambio d’abito, il nero (sempre aderentissimo) docet, e si riparte intensamente con la dolcissima “The night is over” fatta di piano e voce, il ritmo poi aumenta con i pezzi più conosciuti tanto da fare cantare la gente sempre. Non c’è mai cedimento, “Prayer for the weekend” è un inno, la voce è perfetta, la band tiene bene lo stage e le coreografie sono validamente proposte. All’attacco di “The night is over”, Ola sale sopra un tavolino e con look molto androgino fatto di pants neri e bretelle, esalta il pubblico e convince. Un remind ai mitici Simple Minds si palesa nella sala, ma del resto lo si percepisce quasi sempre. Poi, dopo un lungo discorso affettuoso e sincero con vene fortemente malinconiche e nostalgiche, l’attacco della più nota e attesa “It takes a fool to remain sane” è accolto da un boato. Segue “One of us is gonna die young” per poi chiudere con l’emozionante “Forever Young”, cover di un’altra band di punta dell’epoca, gli Alphaville; scorrono i saluti di rito, il palco si svuota per poi riempirsi di nuovo dopo un paio di minuti circa; il look torna ad essere dai toni chiari, sempre molto glam, gli ultimi pezzi vengono eseguiti partendo con un sweet lento, una “Stay with me” dedicata al pubblico per chiudere definitivamente con “Calleth you, Cometh I” e una circense baracconata finale fatta di ruote e volteggi, che fanno molto Raffa (Carrà) nazionale dei tempi d’oro, poi tanti saluti e baci calorosi. Gli Ark si congedano dall’Italia nella maniera a loro congeniale, al loro caloroso pubblico mancheranno, ma le canzoni continueranno sicuramente a girare nei lettori dei nostalgici, oppure tra qualche anno potranno magari ripensarci e ritornare. Noi ci siamo divertiti. Line-up: Ola Salo: voce; Jepsson Mikael “Jepson”: chitarra e voce; Martin Axén: chitarra; Lars Ljungberg “Leari”, “Lasse”: basso; Sylvester Schlegel “Sylle”: batteria; Jens Anderson: tastiere.

 

 

GURDA LE FOTO DEL CONCERTO