DECAPITATED
Anticult
Nuclear Blast Records
Data pubblicazione: 7 Luglio 2017
La serenità è racchiusa nel tormento. Il mantra che sgorga dai solchi digitali e che viene preventivamente anticipato dalla copertina della settima fatica dei deathster polacchi Decapitated, ‘Anticult’, sembra essere proprio questa: soffrire per raggiungere l’estatica pace. Messaggio forte e cammino impegnativo che i nostri 4 musicisti di Krosno riescono a compiere ed a farci compiere, in maniera davvero esaltante.
Sì, perchè questo ‘Anticult’, che principia con le atmosfere alla Meshuggah del brano ‘Impulse’, è veramente un cilicio dallo splendore adamantino che genera quella tensione da misticismo cibernetico, tipico della formazione di Thordendal e soci, con il dinamismo di Soilwork e la furia ignea, agile e tormentata, degli At The Gates. ‘Deathvaluation’ e la spianatrice e nevrotica ‘Kill the Cult’sono un biglietto da vista a lame rotanti: la cupa e ricercata angoscia Meshuggah, ricca di ultra-stoppati e decostruzioni temporali, s’incastra su uno scheletro dinamico ed anche melodico, di riff, drum-work (Młody da urlo assoluto, dietro le pelli) ed assoli incantevoli e coinvolgenti, uscito dal meglio dello swedish-death/thrash degli ultimi venti anni. Questo apice di armonia tra diverse energie distruttive prosegue con ‘One-Eyed Nation’, dove ancora, la tensione e la superba pesantezza e psicosi chitarristica del più tormentato thrash tecnico, si sviluppa nella snellezza e velocità delle trame di chiara marca death scandinava, opera della chitarra di Vogg, in assoluto stato di grazia, ma anche di una sessione ritmica che scorre impeccabile come un meccanismo ben oliato ed impetuosa come la virata di un falco.
Questa fusione, che ricorda una via meno schizofrenica dei Darkane ma sempre sublimemente malata, trova la sua compiutezza, attraverso pezzi come la già citata (e track del disco per eccellenza) ‘One-Eyed Nation’, la ferina ‘Anger Line’ o le dilanianti ed esplosive ‘Earth Scar’ e ‘Never’, che fanno drizzare le italiche orecchie degli intenditori di death, per i richiami ai Node di ‘Sweatshops’ o ‘Cowards Empire’, con l’aggiunta dell’ingranaggio finale, indispensabile per questo visionario strumento di tortura degno di ‘Saw’ (avanti, non dite che non avete pensato al secondo capitolo della saga, quando avete osservato il soggetto di copertina!): la voce di Rafał Piotrowski, unico, robusto e possente flagello atto a dilaniare l’anima, scuoiarla e lasciarla nuda di fronte ai suoi dolori, paure, tormenti e miserie, prima di raggiungere la catarsi e l’elevazione finale, introdotte proprio dalla track conclusiva ‘Amen’.
Un lavoro oscuro, complesso ma incredibilmente immediato, violento ma con una grazia e leggerezza nascosta nei pertugi delle tonnellate di riff, cucita assieme dagli arazzi solisti e cantata da una voce degli Inferi…..che ci parla di salvezza e di un Paradiso che si raggiunge dopo aver nuotato nelle acque dell’Apocalisse. Grande album, per una band sempre particolare e che non cerca i facili consensi. Perché, in fondo, questo è death metal. Sublimi.
Tracklist:
Impulse
Deathvaluation
Kill the Cult
One-Eyed Nation
Anger Line
Earth Scar
Never
Amen
Line-up:
Rafał Piotrowski – Vocals
Vogg – Guitars
Hubert Więcek -Bass
Młody – Drums
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