Questa data dell’axeman tedesco Michael Schenker rappresenta uno dei punti clou della stagione concertistica 2018. La possibilità di vedere accanto a lui 4 cantanti di così elevato spessore artistico e storico è un evento che si può tranquillamente definire epocale. Come di consueto è il bellissimo Live Music Club di Trezzo ad ospitare questa kermesse unica, che rimarrà indelebilmente impressa nei ricordi del folto pubblico presente.
Purtroppo a causa di impegni lavorativi non siamo riusciti ad assistere alla performance degli albionici Absolva (formati da membri di Blaze Bayley, Iced Earth e Fury UK). Un vero peccato perché eravamo curiosi di saggiare le loro potenzialità espresse in studio. Ci scusiamo con la band, cercheremo di rimediare in un prossimo futuro.
Sono le 20:45 e al calare delle luci un boato si erge dalla sala. L’inizio è piuttosto atipico con “Holiday” degli Scorpions cantata da Michael, ma basta “Doctor Doctor” (Ufo), con il trio McAuley, Barden, Bonnet a indirizzare il concerto nel giusto mood. La band che accompagna il biondo chitarrista tedesco è superlativa potendo contare su una sezione ritmica favolosa formata da Chris Glen al basso e Ted McKenna alla batteria (due leggende che hanno condiviso il palco con artisti del calibro di Gary Moore, The Sensational Alex Harvey Band e Rory Gallagher) e dal preziosissimo Steve Mann (vero asso, sia alla chitarra che alle tastiere). Come detto, in questo tour sono Gary Barden (ex MSG, Praying Mantis, etc), Graham Bonnet (ex MSG, Rainbow, Alcatrazz, etc), Robin McAuley (MSG, Grand Prix, Survivor) e Doogie White (Michael Schenker’s Temple Of Rock, Rainbow, Tank, etc) a dividersi il microfono on stage.
Ed è proprio quest’ultimo ad innescare la miccia di uno show esplosivo. Doogie è un grandissimo frontman, teatrale e carismatico. Impiega poco più di un secondo ad avere il pubblico saldamente nelle sue mani. La voce è rimasta quella che abbiamo sempre apprezzato ed è una gioia poterla riascoltare. Grandissimo su “Lord Of The Lost And Lonely”, da standing ovation con “Take Me To The Church”, dove viene raggiunto dagli altri cantanti ed emozionante in “Before The Devil Knows You’re Dead” (dedicata a Ronnie James Dio). Schenker, dal canto suo, è sempre il solito istrione e tra le esibizioni dei suoi cantanti si prenderà ulteriore spazio con svariati strumentali (“Coast To Coast” da brividi) eseguiti prima di ogni set. Da citare poi i tamarrissimi occhiali, che sparano laser verdi (in vero e proprio stile borg), da parte di Chris Glen.
Il set di Graham Bonnet vince senz’altro il premio eleganza (giacca e cravatta) ma non solo. La grinta del cantante classe 47, unita alla sua impareggiabile ugola, riescono ad entusiasmare come un tempo e sono ancora in grado di graffiare in egual maniera. A quasi 71 anni, il singer inglese ha ancora molto da insegnare, specialmente a frontman più giovani di lui. Le varie “Dancer”, “Night Moods” e la celeberrima “Assault Attack” sono i picchi di una performance che trasuda classe da tutte le parti.
Terzo ad esibirsi da solista è Gary Barden, storico primo cantante di Michael Schenker. Quello che balza subito all’occhio è l’atteggiamento più compassato rispetto ai precedenti. Manca l’energia di White e la grinta di Bonnet ed in più, a livello vocale, non sembra particolarmente in serata. Comunque il suo “sporco” lavoro cerca di farlo nella migliore maniera possibile, specie su “Rock My Nights Away” e sulla finale “Armed And Ready”, che parzialmente risveglia la platea dal torpore nel quale era scivolata. Purtroppo un paio di gradini sotto gli altri.
Per fortuna la pesantissima ed epica “Warrior” (con tutti e 4 on stage”) rimette benzina nel motore riaccendendo lo show.
Molti del pubblico erano presenti per Robin McAuley. Ed il vocalist irlandese non ha deluso le aspettative. La sua voce tagliente, unita ad presenza scenica che lo fa assomigliare ad un Metal God sopravvissuto agli anni d’oro del genere, ci ha regalato momenti di pura esaltazione. Da “Bad Boys” a “Too Hot To Handle” (degli UFO) Robin si dimostra un performer di razza. Se dobbiamo scegliere il suo highlight la scelta cadrebbe su “Heart And Soul”, eseguita e cantata in maniera devastante.
Come tutte le più belle cose anche il concerto dei Michael Schenker Fest giunge al suo termine e lo fa nella maniera più spettacolare possibile. Gli otto membri insieme sul palco alle prese con due super classici come “Rock Bottom” (con un lunghissimo solo di Michael, dove vengono sfoggiate tecnica, le sue storiche mosse e un sorriso a 32 denti) e “Lights Out” (scritta dall’allora ventunenne Michael) che sancisce la fine di una kermesse di elevato spessore.
La naturale conseguenza, dopo 2 ore e mezza di show, è una ovazione da parte di tutto il Live Music Club. Questa data rimarrà a lungo nei ricordi dei partecipanti per le dosi massicce di Rock che la Michael Schenker Fest è riuscita ad elargire. Speriamo in un loro ritorno al più presto, perché eventi di questa qualità sono sempre più rari.
Michael Schenker Fest Set List:
1. Holiday
2. Doctor Doctor
3. Vigilante Man
4. Lord Of The Lost And Lonely
5. Take Me To The Church
6. Before The Devil Knows You’re Dead
7. Natural Thing
8. Captain Nemo
9. Dancer
10. Searching For A Reason
11. Desert Song
12. Night Moods
13. Assault Attack
14. Coast To Coast
15. Ready To Rock
16. Attack Of The Mad Axeman
17. Rock My Nights Away
18. Messin’ Around
19. Armed And Ready
20. Warrior
21. Into The Arena
22. Bad Boys
23. Shoot Shoot
24. Heart And Soul
25. Only You Can Rock Me
26. Too Hot To Handle
27. Rock Bottom
Bis
28. Lights Out