SVART CROWN
Wolves Among the Ashes
Century Media
Release date: 7 Febbraio 2020
Oscuri, eccentrici, quasi sfuggenti ma anche incredibilmente intriganti. Così si presentano i francesi Svart Crown con la loro fatica numero 6, ‘Wolves Among the Ashes’.
Fin dall’esordio del disco, segnato dalle prime note dell’intro ‘They Will Not Take Our Death In Vain’ seguita dalla prima track ‘completa’ dell’album, ‘Thermaggedon’, ci si rende conto che il four-piece d’Oltralpe continua a percorrere la strada iniziata nel 2004 e che accomuna molte band francesi dedite all’estremo ed al death/black in particolare: aggredire stupendo. La violenza, per gli Svart Crown, è come un pennello tagliente: serve a dilaniare per assorbire sangue ed usarlo come pigmento per complessi quadri di orrore e decadentismo, spesso cambiando di passo all’interno del medesimo brano e non solo nell’arco di un intero full-length.
Si passa così dagli oscuri mid-tempo di ‘Art of Obedience’, una sorta di Pantera che incontrano gli Emperor, al doom groovie ma sempre imperioso di ‘Blessed Be The Fools’, dove sono sempre le chitarre di Flandroids e del singer Le Bail ad essere centro generatore di visioni malate e sofferenti, ma anche cariche di rabbia, la quale torna ad esplodere in ‘At the Altar of Beauty’, con tutta la violenza del black più tradizionale, supportato dalla batteria di Muller, distruttiva ed essenziale, così come la produzione del disco, in generale, e delle chitarre, nel particolare, per rendere il caleidoscopio di violenza sempre viscerale, nonostante i cambi di mood drastici di ‘Down to Nowhere’, quasi un omaggio ai momenti più onirici di Black Sabbath e dei Down di Phil Anselmo, per poi esplodere nel lirico dolore che possiamo apprezzare nei ‘nostri’ Novembre.
Finale con il ritorno ‘verso nord’, prima con ‘Exoria’, dal sapore Entombed d’annata e la chiosa di ‘Living with the Enemy’, mid-tempo dalla crudezza che non sfigurerebbe negli ultimi Mayhem o nella teatralità dei momenti più ‘asciutti’ degli Akercocke, grazie anche alla potente e straziante voce di La Bail, un vero bardo di violenza decadente, coronamento di un disco personale, forte ed avvolgente, un intrigante esempio di black/death intimista che non è facile da trovare, oggigiorno, sulla scena. Da ascoltare
Tracklist:
1. They Will Not Take Our Death in Vain
2. Thermageddon
3. Art of Obedience
4. Blessed Be the Fools
5. At the Altar of Beauty
6. Down to Nowhere
7. Exoria
8. Living with the Enemy
Line-up:
JB Le Bail Vocals, Guitars
Clément Flandrois Guitars, Guitars, Vocals
Nicolas “Ranko” Muller Drums
Julien Negro Bass, Vocals
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